Un incontro online
Aule vuote a scuola ma computer connessi da casa: prosegue a distanza la didattica per gli studenti delle superiori, almeno fino al 7 gennaio prossimo, a causa della pandemia da Sars-Cov2.
Non solo lezioni con i propri docenti: il web consente anche interventi speciali, come quello del dottor Martino Introna, responsabile del Laboratorio di terapia cellulare genica “G. Lanzani”, UOC Ematologia, all’Azienda socio sanitaria territoriale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo.
Sul terribile virus il medico ha tenuto una lezione agli studenti di Scienze applicate del liceo scientifico “G. Galilei” di Lanciano (Chieti).
Su invito della docente di Scienze Mariella Di Lallo, il ricercatore ha affrontato l’argomento, sollecitato dalle numerose domande degli studenti della terza classe, soprattutto in merito nuovi vaccini basati sull’acido ribonucleico Rna.
“Questo virus – dice il dottor Introna – contiene una molecola di Rna, dunque tutti i vaccini cercano di portare questa molecola di Rna all’interno delle cellule della persona che viene vaccinata. In modo che – spiega il medico – quell’Rna faccia proteine virali che poi diventino antigeni, immunogeni all’interno dell’individuo”.
I ragazzi, tra le altre cose, hanno chiesto al ricercatore se non fosse prematuro utilizzare i primi vaccini i commercio. “Ogni volta che si affronta in medicina un passo nuovo, è evidente per definizione stessa della medicina che esiste un margine di rischio. Se non volessimo rischiare nulla, faremmo solo tisane di camomilla”, semplifica il ricercatore. Quando si è in presenza di un nuovo farmaco, si valutano sicurezza ed efficacia secondo il rapporto rischi e benefici. “In questa situazione è evidente il beneficio, immunizzare potenzialmente la maggior parte delle persone. La tossicità e la sicurezza sono l’altra faccia della medaglia. Ma i tempi con i quali si è passati dalla scoperta dell’agente patogeno alla sua identificazione molecolare e al vaccino, alla sintesi e alla fase preclinica, sono stati di una tale rapidità che credo non fosse nemmeno immaginabile. Siamo tuttavia insieme protagonisti di una storia di medicina e di ricerca estremamente moderna e, io trovo, anche molto affascinante da questo punto di vista”.