La notizia

Un anno dopo la tragedia dell’asilo di via Pile, a L’Aquila, i pm hanno chiesto il processo per quattro persone, indagate a vario titolo per la morte del piccolo Tommaso D’Agostino, che aveva 4 anni.
Sono due donne e due uomini: Zhorova Radostina Balabanova, la cui auto si sfrenò in discesa andando a finire nel cortile dell’asilo, provocando la morte del piccolo Tommaso e il ferimento di altri 5 bambini; la dirigente scolastica, Monia Lai, che, tra l’altro, avrebbe omesso di rilevare “l’assoluta inidoneità del documento di valutazione rischi”; redatto dal tecnico Bruno Martini, indagato anche lui; infine a rischiare il processo è il geometra comunale Antonello Giampaolini, nella veste di responsabile del settore Edilizia scolastica del Comune, progettista e direttore dei lavori, all’epoca dei fatti, per la progettazione e sistemazione della recinzione di confine dell’area giochi, secondo l’accusa non conforme a proteggere i bambini. Gli indagati dovranno sottoporsi al vaglio del giudice per l’udienza preliminare, in data ancora da destinarsi.
In quella sede il giudice avrà due scelte: prosciogliere gli indagati oppure mandarli a processo.
L’incidente, oltre a provocare la morte del piccolo Tommaso, causò il ferimento di altri 5 bambini, schiacciati dapprima dalla recinzione, non adatta a reggere l’urto, e poi dalla stessa autovettura sfrenata. Tra le accuse è stato, inoltre, rilevato che la dirigente scolastica avrebbe tollerato “l’indiscriminato parcheggio di auto sulla strada a elevata pendenza, consapevole che l’area giochi era protetta da semplice recinzione e cancelletto in lamiera, progettato per impedire il solo rischio uscita dei minori”.
Nello specifico la preside è accusata di “non aver impedito parcheggio e sosta” con apposita segnaletica.