E’ stato reso noto al pomeriggio di oggi, come annunciato, il verdetto al processo in Corte d’Appello, a L’Aquila, per la tragedia dell’Hotel Rigopiano: i giudici hanno emesso otto condanne e 22 assoluzioni.
Confermate le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola (Pescara) Ilario Lacchetta, per i
dirigenti della Provincia pescarese Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso.
Oltre all’ex prefetto Provolo, che dovrà scontare una pena di un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti d’ufficio, sono stati condannati Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola. Nel processo di primo grado Provolo era stato assolto.
Le condanne in Appello
La Corte d’Appello è stata presieduta dal giudice Aldo Manfredi, che ha condannato l’ex prefetto Provolo e il dirigente Bianco il primo per omissione di atti d’ufficio e falsità ideologica, il secondo per falso.
Colangeli per omicidio colposo e lesioni plurime.
La sentenza ha confermato le condanne di primo grado per il sindaco di Farindola Lacchetta a 2 anni e 8 mesi, il dirigente della Provincia Mauro Di Blasio, 3 anni e 4 mesi, il tecnico Giuseppe Gatto, 6 mesi, l’ex gestore del resort Bruno Di Tommaso, 6 mesi.
La tragedia del 2017
Nella tragedia di Rigopiano, avvenuta il 18 gennaio del 2017 nel resort sul versante pescarese Gran Sasso, morirono 29 persone. La struttura fu travolta da una valanga.
La decisione dei giudici della Corte d’Appello dell’Aquila è arrivata al termine della camera di consiglio durata quasi 5 ore.
La sentenza di primo grado a Pescara
Cinque condanne e 25 assoluzioni: si era concluso così, in primo grado, tramite rito abbreviato, il procedimento davanti al gup del tribunale di Pescara per la tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio 2017, da una valanga che provocò la morte di 29 persone. La sentenza fu pronunciata il 23 febbraio dello scorso anno, tra la rabbia dei parenti delle vittime, presenti in aula.
In particolare, sono stati condannati in primo grado il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, a due anni e otto mesi di reclusione; il dirigente del settore viabilità della Provincia di Pescara e il responsabile del servizio viabilità dell’ente, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno); l’ex gestore dell’albergo della Gran Sasso Resort & SPA, Bruno Di Tommaso, e Giuseppe Gatto, redattore della relazione tecnica per l’intervento sulle tettoie e verande dell’hotel, ai quali è stata inflitta dal gup una pena di sei mesi di reclusione ciascuno.
Il sindaco è stato condannato, recitano le motivazioni, “limitatamente alla condotta relativa alla omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’Hotel Rigopiano”.
La chiusura della struttura e la sua evacuazione da parte non solo dei clienti, ma anche dei dipendenti, “costituiva una misura che avrebbe certamente evitato l’evento morte e lesione delle persone che erano al suo interno e dunque la relativa omissione si caratterizza per la sua piena efficacia causale rispetto agli eventi descritti”.
Nelle motivazioni, in cui si ribadisce come il sindaco sia autorità di protezione civile, vengono inoltre spiegate le ragioni che hanno portato all’assoluzione di Lacchetta e di altri imputati comunali relativi ad altri capi, riguardanti l’eventuale prevedibilità di una valanga e la mancata convocazione della Commissione valanghe.
Tra le 25 assoluzioni in primo grado spiccano i nomi dell’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e dell’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco, oltre a dirigenti della Prefettura e della Regione Abruzzo. La pubblica accusa – rappresentata dal procuratore capo, Giuseppe Bellelli, e dai pm Andrea Papalia e Anna Benigni – aveva chiesto 26 condanne per un totale complessivo di 151 anni e mezzo di reclusione e quattro assoluzioni. Nel processo in Appello, i pm, durante la requisitoria, hanno chiesto la condanna di 27 dei 30 imputati coinvolti nel procedimento.