Stanno perdendo il 30 per cento del raccolto, forse più.
I coltivatori in Val di Sangro, riuniti nel comitato Acqua nostra – Sàfà e nella nuova organizzazione di categoria Agricoltori Italiani – sez. Abruzzo si rivolgono al prefetto per avere l’acqua che pagano al Consorzio di bonifica sud, ma che effettivamente non ricevono nei loro campi, rimasti a secco.
Allo sbarramento dell’Oasi di Serranella, dove il Consorzio preleva l’acqua necessaria da distribuire da Altino a Fossacesia, la prima vasca di raccolta perde la preziosa risorsa, che tracima a causa del fogliame incastrato e si disperde sul terreno incolto. “Il meccanismo di rimozione delle foglie c’è, ma non funziona da tempo”, denunciano gli agricoltori al Tgmax.
L’altra vasca situata in località Cotti-Castello di Sant’Eusanio del Sangro è ormai vuota: quel poco d’acqua che c’era nei giorni scorsi, veniva pompata a malapena da una sola pompa funzionante su tre.
Insomma, incuria e inefficienza.
Dall’altra parte del fiume Sangro, riva sud, si trovano le vasche di raccolta e decantazione per l’acqua destinata alle industrie della Val di Sangro. Colme e persino belle a vedersi.
A chi tanto, a chi niente?
Politica regionale assente, ma che ama ripetere lo stantio refrain “industria e agricoltura in val di Sangro convivono perfettamente”.
La realtà dice tutt’altro.
Certo è che sulle nostre tavole non possiamo mettere i motori, ma gradiremmo dei bei pomodori.
“Il Consorzio di Bonifica Sud lascia gli agricoltori senz’acqua per 4-5 giorni consecutivi e questo sta compromettendo tutte le produzioni agricole del territorio”, dichiara al Tgmax Donatello D’Alonzo, del Comitato Acqua nostra – Safà e produttore di peperone dolce di Altino.
“In Val di Sangro ogni agricoltore la mattina si sveglia e recandosi in campagna rivolge gli occhi al cielo e fa una preghiera: speriamo che oggi il Consorzio di Bonifica Sud ci dia un po’ di acqua per alimentare le nostre coltivazioni. In effetti nessuna comunicazione online o avviso gli comunicherà in anticipo delle programmate chiusure, soltanto sul posto il mattino saprà che sarà del suo destino e soprattutto delle sue coltivazioni”, conclude.