Lui era nervoso e farfugliava: vado a prendere mia figlia

Un urlo straziante e poi un tonfo: è il dottor Giuliano Salvio a raccontare la sua testimonianza al Corriere della Sera. L’uomo, medico all’ospedale di Chieti, abita nella stessa palazzina di Piazza Roccaraso dove c’è l’appartamento che i Filippone davano in affitto agli studenti universitari. Nel fine settimana non c’è nessuno.

Marina Angrilli, 51 anni, insegnante di Lettere al Liceo scientifico “Da Vinci” di Pescara, è precipitata dal balcone del secondo piano. “Intorno a mezzogiorno ho sentito un urlo straziante e poi un tonfo”, racconta il medico che poi ha soccorso la donna. Non poteva immaginare che, nel cortile del palazzo, si stesse consumando il primo atto della tragedia che sarebbe terminata, 8 ore più tardi, sul viadotto della A14 con la morte della piccola Ludovica e infine del padre Fausto Filippone.

Il dottor Salvio racconta, al Corriere della Sera, di avere visto la donna a terra e di avere tentato di soccorrerla: “Non c’era nessuno intorno a lei, solo dopo qualche minuto è arrivato quell’uomo, era molto nervoso, farfugliava, si teneva le mani tra i capelli e ripeteva: che sciagura, è caduta dal secondo piano, lei è mia moglie. Però restava sempre a qualche metro di distanza, malgrado lei perdesse molto sangue”, prosegue il medico nel suo racconto.
“Poi, mentre aspettavamo l’ambulanza – dice Salvio – è venuto da me col cellulare in mano e mi ha detto: “Ti lascio questo numero, io devo andare a prendere mia figlia”. Un po’ insolito, per un marito a cui è appena caduta di sotto la moglie”.
AGGIORNAMENTO
Intervistato poi dal TgR Abruzzo, il medico ha aggiunto: “Quando è arrivata l’ambulanza Filippone era lì intorno, si muoveva nervosamente nel cortile. Dopo qualche secondo è arrivata una seconda ambulanza e dietro una volante della Polizia. I poliziotti sono scesi. Non ho badato a cosa facessero né a cosa facesse il marito che era lì presente perché a un certo punto un operatore del 118 gli ha chiesto se avesse un documento della signora. Lui ha detto: “Vado a cercarlo”, poi è tornato subito dopo dicendo di non averlo. Poi sono andati via tutti insieme: le ambulanze, la volante e il marito della signora”.
Il medico a mezzogiorno di domenica 20 maggio, uscendo di casa, a Chieti Scalo, per prendere l’auto, ha trovato Marina Angrilli in terra nel cortile. “Non c’era nessuno. Uno o due minuti dopo ero piegato sulla signora e ho visto qualcuno che camminava nervosamente intorno a me. Allora ho chiesto: Cosa è successo? Mi ha risposto: È caduta dal secondo piano. Ho chiesto: Lei conosce la signora? Lui: Si, è mia moglie”.
“Io ero chino sul corpo della signora – prosegue il dottore nell’intervista al TgR Abruzzo – ho visto qualcuno che camminava nervosamente lì intorno a me non era chiaro cosa diceva, sembrava che si disperasse. Poi lui si è chinato e io ho capito che c’entrava qualcosa perché diceva che disgrazia, che sventura. Qualcosa di simile”.
“Quando è arrivata l’ambulanza Filippone era lì intorno, lì vicino, però si muoveva nervosamente nel cortile. In realtà è passato diverso tempo. Io ho dovuto accertarmi che arrivasse il 118, ho fatto una telefonata di conferma, assistevo la donna che nel frattempo cominciava a sanguinare in maniera vistosa, però il marito ha fatto una cosa molto strana: mi si è avvicinato e mi ha detto prendi questo numero. Dal suo telefonino mi ha dettato un numero e ha detto: io devo andare a prendere mia figlia. La cosa mi è sembrata immediatamente molto strana e, d’istinto, gli ho detto, forse con un tono molto deciso, tu resti qui e vai via solo quando è arrivato il 118. Lui è rimasto lì in piedi, andava e veniva, qualche volta si affacciava per vedere le condizioni della moglie. È rimasto lì finché sono arrivati i soccorsi. Dopo qualche secondo è arrivata una seconda ambulanza e dietro una Volante della Polizia. I poliziotti sono scesi però io non ho badato a cosa facessero loro, né a cosa faceva il marito che era lì presente. Osservavo ed ero vicino alla signora mentre veniva soccorsa. La signora era molto agitata dava problemi per il trasbordo in barella”.