Bottino qualche migliaio di euro

Risveglio col botto alle 5 del mattino per i faresi, in quella che sembrava una tranquilla domenica di luglio: in tre o quattro hanno assaltato lo sportello postamat dell’ufficio postale, in via Trieste, nel centro del paese incastonato sulla Maiella.
La banda della marmotta è tornata a colpire, dopo la pausa di due mesi seguita agli arresti in flagranza a Piane d’Archi, il 6 maggio scorso, ad una ventina di chilometri da Fara San Martino.
Solito copione: inserito l’esplosivo nello sportello, i banditi hanno fatto saltare il bancomat per arraffare poi le banconote.
Tante però sono rimaste macchiate dal dispositivo di Poste Italiane, che scatta in caso di assalto; sono tante anche le banconote rimaste bruciate, riferisce al Tgmax il capitano Vincenzo Orlando, comandante Compagnia carabinieri di Lanciano, che indaga sull’accaduto. Sembra, infatti, che i malviventi abbiano usato una quantità esagerata di polvere pirica: l’esplosione ha scaraventato pezzi dello sportello bancomat ad oltre dieci metri di distanza nel vicolo dell’ufficio postale. Il bottino, che resta ancora da quantificare, potrebbe essere stimato in alcune migliaia di euro.

Dopo il botto un’anziana che abita nei pressi della chiesa Madonna delle Grazie, riferiscono alcuni residenti al Tgmax, avrebbe visto fuggire a piedi alcune persone. Verosimilmente stavano raggiungendo l’auto in attesa per la fuga a poche centinaia di metri dal luogo del crimine.
Nessuno finora, però, è riuscito a dare indicazioni né sul numero dei banditi né sul modello di auto; nessuna indicazione neppure sulla direzione della fuga, anche se la scelta è limitata a due: o a valle verso Casoli e la Val di Sangro o a monte verso Lama dei Peligni.
Insolito l’orario scelto dai banditi per colpire, le 5 del mattino. “C’era una festa qui in Largo Piano dei Santi – raccontano alcuni faresi al Tgmax – che è finita verso le 3”. La barista stava riaprendo il locale proprio alle 5, quando ha sentito il botto ed è scappata. Poi col marito ha allertato i carabinieri.
Fondamentali per le indagini saranno le immagini filmate dal sistema di videosorveglianza, installato lungo le strade dalla Comunità montana dell’Aventino, entrato in funzione nei mesi scorsi. “Da un paio di settimane vedevamo delle facce strane in paese” dicono alcuni faresi al Tgmax, ma nessuno ha pensato di segnalare auto e targhe ai carabinieri. Peccato.