Frode per evitare il pagamento dei contributi assistenziali

Quattro ragionieri e due segretarie assunti come muratori in aziende edili ignare di Casoli e Atessa (Chieti): la truffa per 30 mila euro ai danni dell’Inps, messa in piedi da un noto consulente del lavoro attivo in val di Sangro, è stata ricostruita dalla Guardia di finanza di Lanciano, coordinata dalla locale procura.
Dopo dimissioni fittizie, i dipendenti dello studio di consulenza venivano assunti temporaneamente da altre aziende seguite dal consulente, per poter ottenere i contributi di disoccupazione relativi al successivo licenziamento. Ragionieri e segretarie rimanevano, però, al loro abituale posto di lavoro in ufficio. Al termine delle indagini, durate un anno, il consulente del lavoro e i suoi sei collaboratori sono stati denunciati.
Quattro le aziende coinvolte inconsapevolmente del sistema truffaldino: 3 di Casoli e una di Atessa, per lo più attive nel settore edile.
L’indagine, coordinata dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Chieti, diretta dal colonnello Serafino Fiore, è stata condotta dalla compagnia di Lanciano diretta dal capitano Francesco Dascanio. Su disposizione della magistratura di Lanciano sono stati sequestrati i conti correnti del consulente e dei suoi collaboratori, di pari importo relativo alla truffa. Coordina l’indagine il pm di Lanciano Francesco Carusi.
Il sistema di frode ideato
Il sistema di frode ideato consisteva nella fittizia sussistenza di rapporti di lavoro subordinato che garantivano, al loro decadimento, l’ottenimento dell’indennità di disoccupazione: la Guardia di finanza della Compagnia di Lanciano (Chieti), su specifiche direttive impartite dalla locale Procura, hanno scovato uno studio professionale ubicato in Val di Sangro, guidato da un noto consulente del lavoro operante nella zona di Atessa e Casoli “il quale – si legge nella nota della tenenza – approfittando della sfavorevole congiuntura economica dell’area frentana, ha causato un danno patrimoniale alle casse Erariali”.
Per assicurarsi un risparmio indebito, “il professionista – prosegue la Finanza – aveva fatto cessare preliminarmente il rapporto di lavoro dei propri dipendenti mediante dimissioni, in modo da omettere il pagamento all’INPS del contributo previsto dall’art. 2, comma 31, della Legge n. 92/2012 (Legge Fornero)”.
A distanza di pochi giorni, “venivano poi stipulate assunzioni fittizie in altre società – secondo quanto accertato dai finanzieri – affidate professionalmente al predetto consulente del lavoro, a cui seguivano, a distanza di settimane, licenziamenti che garantivano il godimento della prevista indennità di disoccupazione erogata dall’INPS“.
Le indagini eseguite hanno consentito di appurare che “le persone, in pratica, non si erano mai spostate dal luogo di lavoro originario e che i titolari delle altre società coinvolte, estranee ai fatti, non sapevano di aver avuto alle dipendenze altra forza lavoro, in virtù della fiducia riposta nel professionista”.
A tutto provvedeva direttamente il consulente del lavoro, “che si prodigava di effettuare telematicamente le trasmissioni delle false comunicazioni di assunzione al Centro per l’impiego e di tutte le altre pratiche connesse ai citati rapporti di lavoro”.
Il volume della frode, con conseguente danno patrimoniale per le casse dello Stato, ammonta complessivamente a € 5.405,17 di contributi ex Legge Fornero risparmiati e € 22.589,70 di indebita fruizione dell’indennità di disoccupazione. “L’attività di indagine, che si inquadra perfettamente nell’alveo dei compiti istituzionali affidati al Corpo a tutela del bilancio dello Stato – conclude la nota – si è conclusa con il deferimento all’Autorità Giudiziaria di n. 7 soggetti responsabili del reato previsto dall’art. 640-bis ed il sequestro di un’autovettura e delle somme depositate presso vari istituti di credito, fino a concorrenza del quantum sottratto”.