L’appello alle forze dell’ordine
“Urlava: ti ammazzo. Se non fosse intervenuta la collega, non so che fine avrei fatto”. Questo il racconto dell’assistente sociale aggredita dalla furia di un padre, ieri pomeriggio a colloquio protetto con le figlie minori, allontanate dalla casa famigliare. In assessorato alle Politiche sociali del Comune di Lanciano (Chieti) c’è ancora del sangue sulla porta e sul muro contro cui la donna è stata violentemente picchiata, a testate, calci alla pancia e pugni al volto: la prognosi è di 20 giorni per trauma cranio-facciale, policontusioni e occhio sinistro tumefatto. I sanitari del Pronto Soccorso dell’ospedale “Renzetti” hanno medicato anche la seconda assistente sociale, intervenuta per soccorrere la collega e presa anche lei a pugni: la prognosi è di 10 giorni.

“Lavoriamo in trincea”, commenta il giorno dopo l’assessore Dora Bendotti, psicologa, raccontando di altri episodi quotidiani a rischio, all’interno degli uffici. Come anche l’aggressione commessa a giugno 2016 da una donna alla quale era stata tolta la figlia minore. “In questo momento di crisi economica, bisognerebbe potenziare i servizi invece di tagliare i fondi”, commenta l’assessore. “C’è bisogno di sicurezza, non perché siamo dieci donne a lavorare in questi uffici – spiega ancora la Bendotti – ma perché si è perso il senso del rispetto per le persone e le istituzioni”.
Rastrellando fondi in assessorato, è stata presa in servizio una guardia giurata nel 2017, ma soltanto per due mesi. “Adesso non si può più rinviare: la sicurezza è necessaria sia per chi lavora sia per l’utenza”.