Attacco alla libertà di stampa

Oltre ad essere “sciacalli”, “infami” e “puttane”, noi giornalisti pecchiamo di ingenuità e tanta pure: la dittatura non è vicina, è già qui.
Il Tgmax lancia l’hashtag #cestina5stelle in redazione su Twitter e si apre il baratro degli insulti da parte dei grillini, quelli che tra i follower hanno anche il senatore vastese Gianluca Castaldi.
La redazione di Telemax farà a meno di partecipare alle conferenze stampa del M5s e di divulgarne i contenuti, così come farà a meno dei comunicati stampa del partito fondato da Beppe Grillo: non siamo masochisti, non intendiamo fare da cassa di risonanza a coloro i quali ci hanno insultato e diffamato in questi giorni e continuano a farlo, rappresentati ed ex tali delle più alte istituzioni.
La libertà di stampa è sotto attacco, è ormai evidente. “Tutti i cittadini italiani dovrebbero preoccuparsi perché c’è una temperie politico culturale che non è assolutamente favorevole per la dialettica democratica”, ha detto ieri a Pescara, nel corso del flash mob promosso dalla Fnsi e dallo Sga, il presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo Stefano Pallotta.
E infatti i grillini si sono scatenati a suon di insulti e auspici di chiusura per le testate giornalistiche: “Ci saranno pagine bianche… ok, le userò per i disegni dei miei alunni” commenta una docente; un altro, postando una foto del dottor Di Bella, quello del bocciato Metodo antitumorale, scrive che “Di Maio e Di Battista hanno pienamente ragione”; un altro ancora, “magari ci saranno tante testate in fallimento”; e poi c’è chi ci manda a quel paese in un latino non aulico e chi, dolce pulzella, ci posta un video col gesto dell’ombrello.
Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti: un ampio spaccato di maleducazione, intolleranza e mancanza di cultura che dipinge a tinte fosche il presente in cui viviamo. E non è bello.
Ma restiamo fiduciosi in attesa delle scuse ufficiali del partito GIALLO alla categoria dei giornalisti, alla quale anche noi apparteniamo, pur non essendoci mai occupati del sindaco della Capitale: perché Roma non è Caput Mundi. Non più. Evidentemente il vice premier Di Maio e l’ex parlamentare in vacanza Di Battista non se ne sono ancora accorti.