A Lanciano
Si acuisce lo scontro tra azienda e lavoratori davanti alla fabbrica dei sensori per turbine, a Cerratina di Lanciano (Chieti).
“Il ceo Faist Marcello Pennicchi è stato molto duro nella conferenza telefonica che abbiamo avuto con lui nel pomeriggio – riferisce Amedeo Nanni, della segreteria Fim Cisl – hanno deciso e non tornano indietro, delocalizzano a Montone. L’azienda ha quindi chiesto alla polizia di sgomberare il presidio e far entrare i tir”.

Per tutta risposta, la Fim ha chiesto l’intervento del prefetto di Chieti che verosimilmente (manca solo la convocazione ufficiale) incontrerà una delegazione domani mattina in prefettura.
Al tir in sosta lungo lo stradone dell’area industriale di Cerratina, bloccato questa mattina davanti ai cancelli, se ne è aggiunto un secondo giunto dall’Umbria per caricare i macchinari e portarli via. All’interno dello stabilimento c’è un terzo tir già carico dalle 5 di questa mattina e bloccato in uscita dalle maestranze, “passaci sopra” è la sfida lanciata dai lavoratori aggrappati all’inferriata della recinzione.

“La Faist ieri sera ha fatto partire le procedure di chiusura dello stabilimento di Lanciano”, aggiunge Primiano Biscotti, segretario Fim Cisl provinciale, “ed è scattata la procedura di licenziamento collettivo”.
Dopo la delocalizzazione inaspettata della Honeywell in Slovacchia, cresce l’allarme in Val di Sangro. “In questi giorni la ex San Marco, Gruppo Scattolini, ha dichiarato 40 esuberi – denuncia la Fim Cisl – il timore è che si inneschi un meccanismo di perdita del lavoro e delle fabbriche, e più in generale dell’economia produttiva d’Abruzzo”.
“Sia per il territorio che per i lavoratori chiediamo maggiore rispetto – dicono i sindacalisti – l’alternativa è creare un percorso di ammortizzatori sociali”.
Operai e sindacati si stanno organizzando per trascorrere la notte davanti agli ingressi della fabbrica, “fa molto freddo, si congela qui fuori – dicono al Tgmax quando sono appena le 18 – ma resteremo in macchina, facendo i turni”.
Dei 16 dipendenti nove sono donne, compreso il direttore di stabilimento Manuela Ricci: “Io penso che nella vita bisogna essere responsabili quando le cose vanno bene, bisogna esserlo molto di più quando vanno male. Soprattutto bisogna rendere conto alla propria coscienza: non giro le spalle a un gruppo che mi ha reso quello che sono oggi”.
Intanto i due tir sono ancora lì fuori, parcheggiati a un centinaio di metri lungo la strada.
