
È finita con una condanna in primo grado, a 6 anni e 8 mesi di reclusione, la vicenda della sparatoria alla stazione ferroviaria di Fossacesia che vide protagonista il ghanese Isaac Tabiri Yaw, 29 anni, ospite del centro di accoglienza camping Sangro, a Torino di Sangro. Il 30 settembre scorso l’immigrato rimase ferito alla gamba destra, colpito da due colpi di pistola sparati dai militari che volevano disarmarlo. Nella concitazione un proiettile divenne vagante e colpì al collo anche il maggiore Fiorenzo Laudadio, comandante della Polizia Municipale di Fossacesia, dopo aver sfondato il parabrezza dell’auto di servizio. Rito abbreviato dal gup di Lanciano Marina Valente, il pm Andrea Papalia aveva chiesto 8 anni e 6 mesi di pena.

Secondo le accuse, l’africano per diversi minuti puntò contro i carabinieri la Beretta calibro 92 caduta e sottratta a un maresciallo. In un primo momento l’arma non spara, poi l’imputato riesce a caricare il cane della pistola, pronto a premere il grilletto. Da qui l’accusa di tentato omicidio. Il ghanese era giunto alla stazione armato di tre coltelli e una finta cintura esplosiva, arrangiata con dei vestiti e contenente riso; prima della sparatoria, l’uomo aveva scagliato sassate contro tre auto di servizio dei carabinieri, sfondando il parabrezza di un’auto e danneggiando vari finestrini. Il difensore del migrante, l’avvocato Giuliana De Nicola, di Pescara, aveva chiesto l’assoluzione dell’assistito, motivata dall’incongruenza degli atti, con prove non schiaccianti, mancate perizia balistica e impronte digitali sull’arma e, infine, la necessità di una perizia per accertare il vizio parziale di mente.