Non si conosce data del rientro

“Una città di 11,5 milioni di abitanti totalmente deserta in una zona generalmente molto affollata in quanto piena di uffici e negozi”. Così Lorenzo Di Berardino, studente universitario abruzzese, descrive Wuhan, la città cinese dell’epidemia di coronavirus.
Lorenzo, che collabora come esport newser con il Corriere dello Sport, sarebbe dovuto rientrare in Italia tra quattro giorni, invece si ritrova blindato dentro il campus universitario, senza sapere quando potrà ripartire.
A Wuhan sono una ventina gli italiani costretti a rimanere, per via del blocco in entrata e in uscita deciso dalle autorità cinesi.
L’universitario è arrivato a Wuhan a settembre scorso, con la prospettiva di restarci per un semestre di studio. “Sarei dovuto rientrare in Italia lunedì – spiega contattato dall’Ansa su WhatsApp – ma con queste nuove disposizioni la cosa molto probabilmente non sarà possibile. Come tutti gli altri abitanti della città rimaniamo in casa per quanto si può”.

L’unica uscita all’esterno, spiega, “è stata una scampagnata in un supermarket della città per fare scorta di cibo“, testimoniata dal giovane anche con un video postato sul suo profilo Twitter, che mostra uno scenario quasi surreale. “E’ una città quasi totalmente deserta – racconta -. Le poche persone che si vedono per strada sono coperte dalla testa ai piedi, che poi è anche quello che abbiamo fatto anche noi per evitare in tutti i modi di essere esposti a qualsiasi tipo di rischio”.
Il giovane spiega di essersi messo in contatto con l’ambasciata italiana di Pechino, “ma per il momento non si hanno ulteriori informazioni sulla possibilità di lasciare la città e il paese. Nei prossimi giorni ci dovrebbero essere nuove informazioni. Noi rimaniamo qui in attesa”.
Non è stato sottoposto a controlli sanitari, “ma – riferisce – in molte zone della città, specialmente all’ingresso di luoghi pubblici – dice – so che si stanno predisponendo dei controlli, specialmente riguardanti la temperatura corporea. Non c’è l’obbligo di portare una mascherina ma la cosa è stata ovviamente caldamente consigliata dalle autorità cinesi e tutti lo stiamo facendo. Hanno anche consigliato determinate tipologie di maschere che funzionano meglio rispetto ad altre per il tipo di virus di cui si tratta”.
La situazione non è sicuramente facile dal punto di vista psicologico, spiega, ma “con gli altri colleghi internazionali cerchiamo di supportarci a vicenda e di rimanere il più tranquilli possibile e di prendere tutte le precauzioni del caso. Le autorità cinesi si stanno adoperando giorno e notte per tenere la situazione il più sotto controllo possibile e noi stiamo prendendo tutte le precauzioni: rimaniamo il più possibile coperti e al chiuso, usiamo prodotti per disinfettare le mani, insomma facciamo tutto quello che in questi casi è di buon senso fare”.