
È stato annullato l’esperimento Sox, previsto nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Manca il componente russo ‘della discordia’: non ha le caratteristiche tecniche perché il rivelatore riesca e vedere i neutrini sterili, le particelle la cui scoperta potrebbe aprire una nuova era nella fisica.
Di conseguenza Infn e Commissariato francese per l’energia atomica (Cea) hanno deciso per l’annullamento.
Il componente che avrebbe dovuto fornire l’associazione russa Pa Mayak era il cuore dell’esperimento Sox (Short distance Oscillations with boreXino) ed è anche l’elemento che a partire dall’autunno scorso ha sollevato i timori di alcune associazioni ambientaliste.
Riuscire a vedere i neutrini capaci di rivoluzionare la fisica sarebbe stato possibile solo utilizzando un materiale radioattivo, il Cerio 144, che avrebbe funzionato come sorgente di particelle-esca, sigillato in una doppia capsula di acciaio. Questa a sua volta sarebbe stata schermata da uno scudo di tungsteno di oltre 2,4 tonnellate e dello spessore di 19 centimetri per impedire ai raggi gamma, prodotti con i neutrini, di disperdersi all’esterno.
Nel dicembre scorso l’esperimento era slittato per i ritardi nella consegna di questo componente. Ora è chiaro che il componente funziona ad appena un terzo dell’intensità necessaria al progetto. In queste condizioni diventa impossibile produrre il numero minimo di particelle necessario per l’esperimento.
Mobilitazione per l’acqua del Gran Sasso
“Apprendiamo con grande soddisfazione l’annullamento dell’esperimento Sox, iniziativa che era completamente incompatibile con la sicurezza dell’acqua del Gran Sasso che disseta 700.000 persone. Aveva importanti limiti ed errori in termini di pianificazione fin dall’origine”, scrive in una nota alla stampa il movimento per la Mobilitazione per l’acqua del Gran Sasso.
“Infatti avevamo scoperto in fase autorizzativa – prosegue al nota – che non erano neanche stati valutati i rischi e verificati i divieti di legge esistenti per la presenza delle captazioni idropotabili. Ora continueremo con il prossimo obiettivo, far adempiere agli obblighi di legge per l’allontanamento delle 2.300 tonnellate di sostanze pericolose (1.292 tonnellate di Trimetilbenzene nell’esperimento Borexino e 1.000 tonnellate di acqua ragia dell’esperimento LVD) stoccate nei Laboratori in pieno contrasto con l’art.94 del Testo Unico dell’Ambiente, D.lgs.152/2006. Il popolo dell’acqua si è mobilitato e ha portato ad un nuovo successo per la difesa del territorio, prima con la manifestazione ad Assergi a Luglio e poi con quella di Teramo a Novembre. Siamo per la ricerca scientifica ma come in ogni cosa ci sono dei limiti. Qui esiste una priorità, la tutela di un acquifero tra i più importanti d’Europa”.