Pescara, 29 Agosto 2016 – 439 imprese artigiane in meno nei primi sei mesi del 2016. È la fotografia scattata dallo studio realizzato su dati di Movimprese di Aldo Ronci per la Cna Abruzzo: un andamento che ricaccia indietro il settore di sedici anni, con 31.302 imprese attive oggi a fronte delle 32mila del 2000, facendone il grande “malato d’Abruzzo”. Nel secondo trimestre dell’anno, qualche timidissimo segno di ripresa si è intravisto con le province di Pescara e Teramo meglio delle altre e la parziale frenata di emorragie nel settore delle costruzioni. Ma di qui a parlare di uscita dal tunnel della crisi – osserva la Cna – ce ne corre davvero. Sul piano territoriale – illustra Ronci – gli incrementi più significativi, sempre nel secondo trimestre di quest’anno, sono stati registrati a Pescara (+15) e Teramo (+10), con Chieti appena sopra ‘quota zero’ (+2) e L’Aquila appena sotto (-2)”. “Assai articolato si presenta invece l’andamento del comparto artigianale per quel che concerne i diversi settori produttivi”, come spiega ancora il curatore dell’indagine. “Le variazioni positive più consistenti riguardano i servizi per la persona (+23), pulizia e giardinaggio (+16), ristorazione (+17). All’opposto, registra un decremento il settore dei trasporti (-13) e rimangono pressoché’ invariate le costruzioni (-4), le riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-1), le attività manifatturiere (-1). L’edilizia, va sottolineato, sembra non aver arrestato quella crisi che dura da un quinquennio, con 262 imprese in meno dall’inizio dell’anno”. Secondo il direttore regionale della Cna Abruzzo, Graziano Di Costanzo, “l’artigianato mostra, numeri alla mano, di essere ancora il “malato d’Abruzzo”. Se nello stesso arco di tempo guardiamo l’andamento del totale delle imprese, senza l’artigianato, scopriamo che il saldo è positivo ed è pari a 408 unità: in questo caso, dunque, anche se con ombre e luci, si può forse davvero parlare di crisi alle spalle. Permane insomma la specifica, serissima difficoltà della micro impresa artigiana, che trova la sua punta di diamante nel comparto edile, che da solo perde oltre la metà del totale. Restano dunque di grande attualità quelle richieste da noi avanzate da tempo, come agevolare l’accesso al credito attraverso il potenziamento dei confidi; ridurre la pressione fiscale; riformare la Pubblica amministrazione radicalmente, snellendo soprattutto i tempi di erogazione dei fondi attraverso i bandi; avviare la rigenerazione urbana e la messa in sicurezza degli edifici, tema tornato di drammatica attualità con il sisma del Centro Italia; cogliere le opportunità offerte da Masterplan, Patto per lo Sviluppo e fondi comunitari per rilanciare davvero l’occupazione e lo sviluppo della regione”.
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