
Dopo 10 anni, tutto questo è una provocazione: il progetto presentato da Edison sulla discarica Tremonti “non è un progetto di bonifica e prevede interventi minimali sugli inquinanti, senza la rimozione della stragrande parte del materiale contaminato, la fonte di inquinamento”, è quindi da ritenersi “inaccettabile”.
Il Forum H2O si aspettava “documenti corposi, cronoprogrammi, costi, previsioni di rimozione totale delle masse di rifiuti interrati e terreni contaminati per decine di migliaia di mc. Tempi certi. Le poche decine di pagine di elaborati depositati ci paiono di fatto – spiega Augusto De Sanctis – costituire uno studio di fattibilità limitato in gran parte ad interventi a valle, che non risolvono a monte il problema. Non è una bonifica ma al massimo una parte, peraltro basata su iniziative neanche di sicuro successo, della messa in sicurezza di emergenza. Dopo 10 anni! Non si procede, quindi, a togliere il materiale che produce inquinamento”.
“In tutto – prosegue De Sanctis in un comunicato stampa – è prevista la rimozione di 600 mc di materiali a fronte di oltre 150.000 mc di terreni e rifiuti contaminati stimati dalle caratterizzazioni della Procura e del Commissario. Sostanzialmente la proposta di Edison prevede il completamento della palancolatura, che fu presentato come intervento di messa in sicurezza di emergenza da Goio”.
“Poi – scrive De Sanctis nella nota – un telo di plastica fissato a mo’ di barriera nella parte nord per cercare di confinare la falda. Infine alcuni interventi come l’ossidazione chimica in alcuni punti i più critici (determinati a nostro avviso in maniera incompleta) con trattamento sempre a valle delle acque. Facciamo notare che queste modalità di intervento sono in alcuni casi presentate come campo di prova perché non sono soluzioni certe. Inoltre agiscono, forse, solo su alcune tipologie di inquinanti presenti nell’area e non su tutte le sostanze trovate in questo decennio”.
“Gli elaborati, tra l’altro, sono pieni di rimandi ad ulteriori indagini integrative, di elementi di incertezza, di condizionali – conclude l’attivista del Forum dei movimenti per l’acqua -. Si parla addirittura di tecniche da usare nel caso in alternativa (quindi non è stata neanche fatta una scelta). Un documento, insomma, esplorativo nonostante la montagna di dati esistenti. Avevamo già contestato il rinvio ad ulteriori indagini integrative concesso il 30 novembre scorso dal Ministero dell’Ambiente. Avevamo ragione a considerarlo un errore clamoroso. A nostro avviso qui si fa melina mentre la Valpescara soffre”.