
Fiume Sangro è una fogna, lago di Barrea non balneabile: nuovo esposto del Soa in procura per le condizioni in cui versano le acque nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
A proposito, il Parco dov’è? E i Carabinieri-Forestali? La Prefettura di L’Aquila perché ha tergiversato rispetto ai comuni? Sono queste le domande che si pone Augusto De Sanctis, autore del secondo esposto. “La condanna dell’Europa del 2014 non è servita – dice De Sanctis – a Pescasseroli l’intero fiume Sangro è costituito di liquami. In un’area protetta di valore mondiale. Condizioni pietose per il fosso che a Barrea riceve le acque del depuratore e scarica nel lago”.
Primo esposto: era il 25 luglio, ma il divieto di balneazione arriva solo a settembre dopo un intervento della ASL. “Barrea, contado autonomo – dice De Sanctis – ne adotta uno parziale sulla base di proprie analisi totalmente al di fuori delle procedure di legge”.
Le acque del fiume Sangro e del Lago di Barrea nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sono in condizioni letteralmente “Indecenti” e una galleria di immagini fotografiche e video documenta lo scempio che sta avvenendo da mesi in un’area protetta di importanza mondiale. Augusto De Sanctis presenta così, in conferenza stampa a Pescara, i due esposti che la Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus ha presentato: il primo, depositato lo scorso 25 luglio, era un esposto sugli scarichi nel lago di Barrea e sul fatto che “in questo corpo idrico, pur non individuato dalla Regione Abruzzo quale area di balneazione, tantissime persone facevano il bagno regolarmente – ricorda De Sanctis -. Un lago non monitorato a norma di legge per scopi di prevenzione sanitaria a tutela dei bagnanti. Il primo agosto l’ARTA aveva eseguito un controllo al depuratore di Barrea e al fosso sottostante. Entrambi presentavano forti criticità. Invece il controllo al depuratore di Civitella Alfedena era risultato conforme”.
Poiché i sindaci continuavano a non adottare le obbligatorie ordinanze previste dal D.lgs.116/2008 sulla balneazione, “la SOA e il Forum H2O – prosegue De Sanctis – domenica 27 agosto hanno svolto un sopralluogo sia su diversi punti del Lago di Barrea sia a Pescasseroli sul Sangro, per il quale nel frattempo erano arrivate altre segnalazioni”.
“E’ stata un’esperienza traumatica pure per attivisti che da decenni sono abituati a vedere ogni tipo di nefandezze in tema di fiumi e di depurazione – dice l’ambientalista – nel parco d’Abruzzo c’è una gravissima situazione sanitaria ed ambientale, la peggiore per quanto riguarda la depurazione a memoria degli attivisti, tenendo anche conto che Pescasseroli dovrebbe essere la Capitale della natura d’Italia”. Le immagini raccolte dagli stessi attivisti sono definite inquietanti.

Per quanto riguarda il lago di Barrea, “in due fossi si avvertiva un tanfo nauseabondo – racconta De Sanctis ai cronisti – in particolare in quello di Barrea in cui scarica il depuratore e in minor misura in quello sottostante il depuratore di Civitella Alfedena. Tra l’altro a meno di 1 km dal fosso di Barrea vi è il lido delle Gravare, un’area attrezzata con lettini e ombrelloni dove domenica c’era il pienone con decine di persone in acqua, compresi molti bambini. Il tutto in un lago, come detto, non monitorato secondo le norme sanitarie vigenti e secondo le stringenti procedure di legge che sono applicate ai tratti costieri e al Lago di Scanno”.
Una situazione raccapricciante è stata rilevata a Pescasseroli. “Nel tratto urbano il fiume – prosegue De Sanctis – era completamente a secco. L’alveo si riempiva nuovamente di liquido marrone (non osiamo chiamarlo acqua) allo scarico del depuratore, appena fuori il centro abitato. Le foto e i video sono inequivocabili nella loro oscenità. Un intero fiume, per tutta la sua sezione, si presentava color “merda” (ci scusiamo, ma è l’unico termine che rende bene l’idea), con corpi solidi galleggianti che fluivano verso valle. Una melma marrone che assumeva varie forme copriva tutto il fondo nascondendo alla vista i ciottoli. Un tanfo nauseabondo si avvertiva per decine se non centinaia di metri. Ad un tratto avveniva qualcosa di inconsueto. Siamo stati abituati a vedere le immagini di scarichi che riversano liquami in un fiume trasparente sporcando l’acqua. Qui avveniva il contrario! Un piccolo ruscello con acqua trasparente si immetteva nel fiume marrone facendo diventare ancor più stridente il contrasto. Insomma, una vergogna!”
“L’Italia – conclude De Sanctis – rischia una nuova pesantissima condanna da milioni di euro visto che la sentenza della Corte di Giustizia del 2014 sulla depurazione ha riguardato anche Pescasseroli, il cui sistema di depurazione copre una minima parte della popolazione. L’intervento dell’Europa non sembra aver sortito alcun effetto. Stiamo parlando di aree che sulla carta sono tra le più protette del mondo: Parco nazionale, Sito di interesse Comunitario, Zona di Protezione Speciale e addirittura sito Ramsar”.
Nel nuovo esposto, a firma della SOA, inviato alla Procura di Sulmona e a decine di enti il 5 settembre sera, l’Associazione ha diffidato tutte le istituzioni competenti, comprese quelle di vigilanza, ad emanare le ordinanze di divieto di balneazione e ad operare affinché cessino immediatamente attività che provocano la grave alterazione dei corpi idrici. Non è che i ritardi nella realizzazione del nuovo depuratore di Pescasseroli possono autorizzare a scaricare liquami in un fiume. A mero titolo di esempio, lo scarico di liquami può essere interrotto anche ricorrendo ad autobotti, come avvenne a Francavilla al mare 2 anni fa.
“Per quanto riguarda la balneazione – specifica De Sanctis – ieri abbiamo appreso che i tre comuni rivieraschi, Barrea, Villetta Barrea e Civitella Alfedena il 4 e il 5 settembre, con gravissimo ritardo, a fine stagione turistica e solo dopo un ulteriore intervento della ASL, hanno emesso le ordinanze di divieto di balneazione nel lago.
Barrea, il comune che ospita veri e propri lidi, si è comportato come un contado a sé stante: ha sì emesso un’ordinanza di divieto ma parziale, solo per il fosso e un intorno di 200 metri da questo”.
“Il tutto basandosi su propri monitoraggi compiuti in tutta fretta – denuncia l’ambientalista – e con un laboratorio privato (!) al di fuori delle procedure di legge che, come è a tutti noto, coinvolgono l’ARTA in programmi di campionamento segnalati per tempo dalla Regione al Ministero della Salute prima dell’avvio della stagione balneare. Un provvedimento totalmente al di fuori del nostro ordinamento che deve essere immediatamente annullato dal prefetto di L’Aquila. Altrimenti il prossimo anno qualsiasi comune costiero si potrà fare “in casa” i propri monitoraggi per la balneazione. In ogni caso manderemo alla Corte dei Conti una segnalazione”.
Nell’esposto si chiede un intervento radicale da parte della Procura di Sulmona, visto che appaiono evidenti numerose omissioni e inadempienze e che sussistono gravissimi fenomeni di inquinamento ambientale, anche di habitat protetti a livello comunitario, per il quale è stato introdotto qualche anno fa uno specifico reato.
Certo alcune domande vengono spontanee, commenta infine De Sanctis: dove sono l’Ente Parco e le sue Guardie? Dove sono i Carabinieri-Forestali del CTA del Parco? Perché la Prefettura di L’Aquila ha tergiversato con i comuni nonostante precise segnalazioni? Come mai non sono intervenuti per impedire che tanti bambini e adulti si bagnassero in aree non balneabili dopo precise e circostanziate segnalazioni? Dove sono i provvedimenti di sequestro per impedire tali scempi in piena estate?