La nuova denuncia di Nuovo Senso civico sull’affare rifiuti
Funzionari infedeli e politici distratti: questa la nuova denuncia di Nuovo Senso Civico in merito alla modifica passata in sordina in consiglio regionale al nuovo piano di gestione dei rifiuti L.R. 5/2018.
Una modifica che riduce sensibilmente le distanze tra i centri abitati e gli impianti di trattamento rifiuti, che possono essere nocivi per la salute dei cittadini.
Una modifica infilata tra le carte e approvata tra centinaia di emendamenti in discussione.
Chi ce l’ha messa? Su ordine di chi? Al Tgmax Alessandro Lanci, presidente di Nuovo Senso Civico.
COMUNICATO STAMPA
“Funzionari infedeli o consiglieri distratti nell’affare rifiuti?”
Tante volte abbiamo avuto la convinzione che atti approvati in Regione fossero dettati più che da interessi generali da interessi particolari, ai quali la politica intendeva dare ascolto.
Non ci siamo fatti mai scrupolo di denunciarli.
Sulla vicenda che ha riguardato la modifica delle distanze tra funzioni sensibili e impianti di trattamento di rifiuti abbiamo una opinione diversa.
Crediamo, in tutta franchezza, che la modifica non sia stata frutto di una scelta politica.
Questo, tuttavia, non la sottrae da colpe.
Non vigilare sugli atti che gli uffici competenti predispongono è comunque fonte di responsabilità.
D’altra parte non possiamo credere che l’impegno che negli ultimi mesi alcuni esponenti regionali, come il Vice Presidente della Giunta Regionale Giovanni Lolli, starebbero assumendo contro progetti sul trattamento dei rifiuti, possa essere solo di forma e non di sostanza.
I criteri localizzativi del Piano erano certo un valido mezzo per arginare questi impianti.
Allora non possiamo credere che chi, oggi, si starebbe spendendo per contrastare tali iniziative abbia anche deciso di depotenziare gli strumenti “di battaglia” di cui si era dotato proprio approvando la l.r. 5/2018.
La politica non è così sprovveduta.
Ci domandiamo, quindi, se non sia giunto il momento di prendere coscienza del ruolo che in questo paese finiscono per assumere gli apparati amministrativi.
Troppe volte ed in mille occasioni abbiamo denunciato una distanza non tanto, o non solo, della politica dagli interessi pubblici quanto soprattutto degli uffici.
Siamo, infatti, sempre più convinti che a governare questo Paese non sia tanto la politica quanto l’apparato di funzionari, dirigenti di Comuni, Regioni e Stato.
Personale che rimane per anni negli stessi luoghi. Ed è evidente, anche per fatti del tutto umani, che stabilisca relazioni e rapporti. Circostanze che qualche volta sono in grado di “corrompere” l’imparzialità delle decisioni.
Tutto ciò a scapito dei cittadini.
A questo punto ci sia permesso di domandarci perché la politica, alla quale tali aspetti non sfuggono, non assuma delle azioni concrete pur sempre nell’alveo della legittimità.
In questo caso vorremmo sapere anche noi cosa, ad esempio, sia accaduto. Vorremmo sapere perché in alcune occasioni proprio i funzionari, già prima della modifica, non intendessero richiamare la tabella sulle distanze approvata con la l.r. 5/2018.
Vorremmo sapere perché alcuni procedimenti fossero già pronti a ripartire persino prima della verbalizzazione della seduta del Consiglio Regionale nel corso della quale venivano approvate le nuove distanze.
Vorremmo, per una volta e senza polemiche, che venisse fatta chiarezza.