In aula sette imputati

A Lanciano (Chieti) esce di scena il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, stimata in oltre 10 milioni di euro, nei confronti della Honda Italia: in un procedimento stralcio, oggi, il tribunale collegiale di Lanciano ha assolto ampiamente, perché il fatto non sussiste, l’imprenditore Antonio Di Francesco, 64 anni, e Giovanna Piera Maesa, 63, moglie di Silvio Di Lorenzo, 68, ex vice presidente di Honda Italia ed ex direttore dello stabilimento di Atessa, ritenuto a capo dell’organizzazione.
Lo stesso tribunale ha poi deciso per la riunificazione del processo con l’accusa di truffa semplice che parte domani, giovedì 30 maggio, dinanzi al giudice monocratico e che vede ora complessivamente imputate sette persone.
Oltre a Di Francesco e alla Maesa ci sono inoltre lo stesso Silvio Di Lorenzo, i figli Matteo Romolo, 40 anni, e Francesco Di Lorenzo, 37, e i manager di importanti aziende dell’indotto Honda, Pietro Rosica, 59 anni, e Gabriele Domenico Scalzi, 49. Per questi ultimi cinque imputati l’associazione a delinquere cadde lo scorso ottobre davanti al gup.
Al processo la Honda Italia Industrie S.p.A. è parte civile e chiede un milione di euro per danni all’immagine.
Sul presunto caso di truffa, il colosso giapponese ricorse dapprima al Tribunale delle Imprese dell’Aquila e, in un secondo momento, in sede penale.
Nell’accusa della procura di Lanciano si parla di rete affaristica di famiglia, amicizie e interessi personali attraverso società riconducibili a Di Lorenzo, attraverso ingiustificate e gravi perdite alla società, dal 2007 al 2012, con forniture ad aziende dell’indotto con costi maggiori per la Honda.