
Vertenza Honeywell, il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda incontra i sindacati e il presidente della Regione Abruzzo a Roma. L’incontro, iniziato subito dopo il vertice sull’Ilva di Taranto, si è concluso in una quarantina di minuti, poco prima delle 20.
Il primo a fare dichiarazioni in merito è il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella: “Stasera il Ministro Calenda ci ha dichiarato che proverà a convincere i vertici della Honeywell a non delocalizzare la produzione, tuttavia ci ha anche detto che purtroppo non ha leve decisive per condizionare la multinazionale e che i vertici aziendali si sono riservati di decidere fra un mese”.
La vertenza della Honeywell, la fabbrica dei turbocompressori in Val di Sangro, vede 420 dipendenti a rischio di perdere il lavoro. A loro si aggiungono circa 60 persone che lavorano nell’indotto.
“A questo punto, anche in virtù dell’iniziativa governativa – afferma il leader della Uilm – attendiamo un segnale da parte della Honeywell, in mancanza del quale però non possiamo intravedere alcuno spiraglio di possibile soluzione di questa drammatica vertenza. Certo fa riflettere che oggi per una multinazionale sia così facile delocalizzare e chiudere e che per il Governo sia così difficile riuscire ad intervenire; evidentemente occorrerebbe ripristinare strumenti anche giuridici di maggiore tutela del lavoro e salvaguardia del patrimonio industriale”.
“L’azienda al momento ha comunicato soltanto che tornerà con la riposta entro il 15 novembre prossimo”, riferisce il segretario generale Fim Marco Bentivogli al termine dell’incontro. “Non vogliamo dare alcun alibi all’azienda – prosegue Bentivogli – ma è inaccettabile che a fronte delle disponibilità messe in campo dal governo la direzione aziendale si penda oltre un mese per aprire un confronto con il sindacato e le istituzioni italiane”.
“Bisogna stringere i tempi”, conclude il segretario generale Fim.
“Domani si terranno le assemblee sindacali con i lavoratori per come portare avanti al vertenza”, annuncia il segretario Fiom Chieti Davide Labbrozzi. “Per la Fiom resta ferma la posizione espressa in queste quattro settimane di conflitto sindacale: non vi sono elementi di novità che avrebbero potuto riaprire al trattativa, quindi – conclude Labbrozzi – la nostra posizione on può cambiare”.
I lavoratori sono in presidio permanete davanti ai cancelli della fabbrica dal 18 settembre scorso.
Le parti si sono lasciate con l’impegno del ministro Calenda ad organizzare una conference call, senza attendere quel mese che i vertici aziendali si sono dati per rispondere sul futuro dello stabilimento abruzzese.