Il racconto di Diana e della sua esperienza in Ortopedia.
In un’epoca in cui spesso sembra prevalere l’indifferenza, emergono storie che riscaldano il cuore e ci ricordano il valore inestimabile dell’umanità.
Una di queste storie è quella di Diana Di Rado, di Altino (Chieti), e di suo padre Antonio, 92 anni.
La sua testimonianza ci porta nel reparto di Ortopedia dell’Ospedale “Renzetti” di Lanciano, diretto da Tommaso Schips, dove Antonio è stato ricoverato una ventina di giorni fa, a causa di una caduta e la rottura del femore.

È una storia di gratitudine e di cura, che va al di là della mera assistenza medica.
Diana racconta al Tgmax, con voce emozionata, il percorso che lei e suo padre hanno affrontato in questo periodo, un percorso reso meno angosciante dalle “persone straordinarie” che lavorano al “Renzetti”.
“Quando mio padre è stato ricoverato in Ortopedia, ero piena di preoccupazione e ansia – dice – La sua età avanzata e le sue condizioni di salute già fragili avevano reso la situazione estremamente delicata. Ma sin dal primo giorno, il personale medico, infermieristico e gli operatori socio-sanitari ci hanno accolti con una gentilezza e una dedizione che non dimenticherò mai”.
Antonio non è stato solo un paziente nell’ospedale, ma è diventato parte di una grande famiglia. Ogni sorriso, ogni parola incoraggiante, ogni gesto di premura hanno contribuito a creare un ambiente di sostegno in cui sia la salute fisica che quella emotiva di Antonio sono state trattate con uguale importanza. “Ho visto mio padre sorridere anche nei momenti più difficili, grazie alla compagnia affettuosa degli operatori e alla professionalità del personale medico che lo ha assistito con competenza e passione”, aggiunge Diana, che sin dal primo giorno del ricovero assiste il genitore anziano in ospedale, usufruendo della “Legge 104”.
Ma cosa rende questa storia così speciale?
È l’umanità che emerge attraverso ogni dettaglio. Diana sottolinea come il personale si sia preso cura di suo padre non solo dal punto di vista medico, ma anche da un punto di vista umano. “Ho visto operatori socio-sanitari stargli accanto e fargli una carezza, ho visto infermieri chiedergli ‘come stai?’ e fargli coraggio”.
Questa storia è un tributo al personale dell’Ospedale “Renzetti” di Lanciano e a tutti gli operatori sanitari che, giorno dopo giorno, “lavorano instancabilmente per donare cure e conforto a chi ne ha bisogno”. È una testimonianza per dire che dietro ogni camice ci sono volti compassionevoli, dietro ogni diagnosi ci sono storie di vita, e dietro ogni atto di cura c’è un cuore che si preoccupa veramente.
L’appello a investire sull’ospedale “Renzetti”
La carenza di medici e lo spirito di sacrificio del personale in corsia spingono Diana oltre le parole di gratitudine. “Il mio è un appello accorato a coloro che hanno il potere di guidare le decisioni, affinché si impegnino per un maggiore sostegno all’Ortopedia e per l’ospedale nel suo complesso”.
La sua testimonianza dimostra con chiarezza come una rete di supporto tra reparti, il coordinato lavoro di squadra e la compassione possano realmente fare la differenza nell’esperienza di un paziente e dei suoi familiari.
E infine c’è il “pezzo di cuore” che Diana lascerà nel reparto quando tornerà a casa. È il segno tangibile di un’esperienza che ha lasciato il segno: è il riconoscimento del lavoro di squadra, del sorriso stanco degli infermieri durante le notti insonni, dell’accoglienza che ha fatto sentire Antonio e la sua famiglia guidati e confortati nei momenti più critici della malattia.