Un “padre padrone” che non si faceva scrupoli ad alzare le mani sui figli e sulla moglie.
Questo è il ritratto emerso in Corte d’Assise, a Lanciano, di Aldo Rodolfo Di Nunzio, 72 anni, accusato di omicidio volontario aggravato della coniuge Annamaria D’Eliseo, 60 anni, trovata senza vita il 15 luglio di due anni fa nel garage cantina della casa famigliare, a Iconicella.
Sono i cinque figli della coppia a testimoniare nella nuova udienza, davanti al collegio giudicante presieduto da Giovanni Nappi.
Josephine, Alnadona, Loana, Giuseppe e Nunzio, nati dal 1980 al 1995, hanno raccontato gli ultimi mesi di vita della loro madre, e del carattere turbolento del padre, “peggiorato a fine estate 2021, quando si candidò al consiglio comunale con Filippo Paolini”, poi non eletto.
In casa erano “litigi continui”, tanto che il padre arrivò a cacciare dalla villa a tre piani, di Iconicella, due figlie con le rispettive famiglie, dopo un episodio ritenuto cruciale avvenuto il 2 ottobre dello stesso anno, quando – hanno riferito – il loro papà colpì la madre in testa con un bastone.
Chiesero aiuto al medico di famiglia, scrivendogli anche una lettera, ma senza esito.
A Di Nunzio, che era in cura al Centro di igiene mentale “ma non sempre prendeva le medicine”, a fine anno fu diagnosticato un disturbo bipolare, con schizofrenia.
Nel frattempo Annamaria era finita anche lei in cura al Centro di igiene mentale e, in seguito, da uno psicologo, a causa degli stati di ansia provocati dalla situazione coniugale.
La vita col marito era diventata insopportabile, ma dopo aver lasciato la casa per un paio di mesi, trasferendosi dalla figlia maggiore, era tornata dal marito, “per timore che lui potesse portare un’altra donna” sotto il tetto coniugale, vanificando tutti i sacrifici di una vita. “Ed è ciò che poi accadde”, ha detto in aula una figlia.
Al solo Di Nunzio, infatti, è intestata la casa di famiglia.
Quindi, l’epilogo tragico di quel 15 luglio, quando l’ex ispettore dei vigili del fuoco, dopo le 13, chiamò dapprima i soccorsi e poi i figli dicendo che la moglie si era impiccata.
“E’ colpa vostra”, avrebbe poi accusato gli stessi figli di aver cagionato la morte della madre.
Ma in che modo? “Mamma non sapeva annodare il cappio” per impiccarsi, è emerso dalla testimonianza di uno dei figli.
Prossima udienza a fine novembre, con altri testi da ascoltare.