Necessaria soluzione meno impattante
A Italia Nostra non piace la “torre ascensore alta circa 28 metri davanti e a ridosso della cinta muraria medioevale del quartiere di Civitanova”, nel centro storico di Lanciano (Chieti). Il responsabile della sezione locale, architetto Pierluigi Vinciguerra, bolla come “mostro” l’idea di “costruire una struttura meccanica di risalita, inserita in un telaio semi trasparente, che sbarcherà nella stradina del belvedere zona le Ripe”.
“Un mostro destinato ad interrompere lo sguardo e la immagine dell’antica cinta muraria dai colli a sud-est di Orsogna, Costa di Chieti, Frisa – scrive in una nota Vinciguerra – progettata per collegare il sottostante parcheggio alla sovrastante città storica di Civitanova. Si tratta della costruzione di una enorme bruttura in un paesaggio di rilevante bellezza che Italia Nostra ritiene deve rimanere intatta”.

“Questo intervento – spiega il referente di Italia Nostra – sta ridisegnando un quartiere storico anche al di fuori delle mura, dove il costone adiacente le mura rappresenta un simbolo nella sua complessità; difatti non è una chiesa, un palazzo, è appunto un luogo che contiene l’essenza di questa città ove in prossimità trovasi la sua storica e più importante fonte, denominata appunto fonte grande di Civitanova del sec. III in prossimità della piccola chiesetta di Sant’Egidio. E’ un luogo di una religiosità nel senso più vasto della parola. Ma è anche luogo fragile con una delicata struttura geologica. Sotto di essa e nelle sue pendici ci sono forse tratti di reperti e probabilmente delle fonti di cui si hanno solo notizie frammentarie. L’intervento di risalita proposto è un intervento duro, che lascia segni irreversibili”.
“Lanciano – prosegue Vinciguerra – deve la sua bellezza alla quasi integrità del centro storico, e alla sua adiacente campagna, con gli orti degli ortolani, gli uliveti e vigneti tipici del paesaggio frentano, rispecchiando profondamente lo splendore che la caratterizzò fin dall’epoca romana fino ai primi del novecento. Quale città vogliamo per noi e per le nostre generazioni future? Così scrive l’architetto Renzo Piano “modernità, progresso e crescita sono troppo spesso infernali e che nel loro nome continuano a fregarci”. Nei progetti per il centro storico di Lanciano non si deve privilegiare solo uno o pochi aspetti, in nome della modernità e della crescita economica (alquanto discutibile) sicuramente importante, trascurando le esigenze di tutte le componenti della città, le sue stupende valli, il capitale delle sue scarpate e dei suoi luoghi più importanti”.

“Questo progetto risulta, inoltre, in tutto il suo insieme, carente, tralasciando qualsiasi rispondenza con l’architettura esistente, con la stabilità del pendio, sui possibili fenomeni idrogeologici del sottosuolo – critica l’architetto di Italia nostra -. Perché una risalita qui, proprio qui sotto la cinta muraria? Perché non si poteva pensare ad un progetto di minore impatto e con logiche più razionali? Non si tratta di dire no ad una risalita meccanizzata, sicuramente funzionale, ma di realizzare progetti in termini di sviluppo sostenibile senza incidere sulle bellezze architettoniche e naturali esistenti”.
“Se le somme a disposizione da parte dell’amministrazione non sono sufficienti – prosegue la nota – non per questo bisogna realizzare degli sgorbi di natura, si trovano altri fondi. Perché non spostare la risalita, studiando un diverso percorso? Perché non studiare modifiche che rispettano l’antica sacralità del costone con la strada di accesso pedonale fino alla vecchia Porta della Noce e della cinta muraria nella sua unicità”.
“A questo proposito Italia Nostra ribadisce che proprio la progressiva indifferenza al luogo manifestata nel progetto di ascensore rafforza la tesi che debba essere questo il “luogo”, inteso come realtà consolidata di forme e vocazioni, a suggerire la giusta trasformazione di sé. E che la presenza di questo manufatto è ancora più errata e inaccettabile, perché questo progetto doveva innanzitutto stare attento agli edifici lì presenti, che sono l’eredità fisica e storica della città”.
“Ma si può inserire un tale volume architettonico o manufatto, adiacente le mura del centro storico? Ma davvero si può sostituire la storia e la vera architettura, anche se modesta, con una storia qualunque? Poiché credo di no – conclude Vinciguerra – Italia Nostra confida in un’altra soluzione architettonica e funzionale che possa illuminare anche le menti eccelse di qualche ente preposto ai nulla osta perché ultimamente hanno mostrato un superficiale interesse verso i grandi problemi della conservazione del patrimonio storico artistico e naturale dei centri storici lasciando molto a desiderare”.
Non mancano frecciate alla Soprintendenza, “che fa? Si dà una mossa? Attendiamo giudizi e risposte a questo intervento – conclude il presidente di Italia Nostra Lanciano – come agli altri quesiti sollevati e all’intervento autorizzato nella zona del piccolo borgo dell’Acquabella di Ortona”.