L’intervista
Sul dibattito aperto in tema di “riprogrammazione regionale delle volumetrie” per le discariche abruzzesi di Cerratina di Lanciano, Civeta di Cupello e Cogesa di Sulmona si leva la voce di Legambiente. “Basta discariche in Abruzzo”, dice al Tgmax il presidente regionale abruzzese Giuseppe Di Marco.
“E’ importante approfondire la discussione”, dice Di Marco. “Dobbiamo entrare nell’ottica vera di gestione dell’economia circolare, che significa mettere in campo quegli impianti che servono anche per sostituire la sostenibilità ambientale, economica e sociale degli impianti che oggi si reggono sulle discariche. Il tema è chiaro: basta discariche. Mettiamo subito in campo queste soluzioni”.
La raccolta differenziata produce tuttavia degli scarti che vanno smaltiti in discarica. Ad oggi una percentuale di circa il 30 per cento, che l’Unione europea prevede debba diminuire al 10 per cento nel 2035. Come fare?
“L’idea di paventare una emergenza rifiuti nella nostra regione, con raccolta differenzia salita al 65%, è un tema fuorviante”, risponde Di Marco. “Come mai i nostri rifiuti della frazione organica, cioè la parte buona forsu, vanno fuori regione? Iniziamo a tenerli dentro la nostra regione”, è l’appello del presidente di Legambiente Abruzzo. “Dobbiamo migliorare tutta la rete degli impianti che gestiscono la filiera dei rifiuti. Sono impianti che permettono di dare la risposta di sostenibilità anche ai nostri consorzi, che purtroppo sono sbilanciati sulle discariche”.
“E’ questo il vero nodo, oggi non c’è un’emergenza rifiuti in Abruzzo – prosegue – il problema è nella gestione economica dei nostri consorzi“.
“Se non facciamo questa distinzione, ci limitiamo a mischiare le carte”, dice Di Marco.
“Non c’è una emergenza rifiuti in Abruzzo, ma quella di trasformazione di consorzi che devono uscire definitivamente dalla logica delle discariche. Certo l’Ue ci dice che rimarrà un residuo del 10%, ma dobbiamo essere onesti: nelle nostre discariche è arrivato di tutto e di più, altrimenti non si spiega perché discariche programmate per 10 anni si esauriscono in metà tempo”.
“Vuol dire – conclude il presidente di Legambiente – che la programmazione regionale era reale ma nel frattempo si è rincorso altro. E questo non è più possibile”.
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