Non sono stati stabiliti “correttamente i valori limite da prescrivere alle emissioni prodotte dall’impianto termico alimentato a biomassa e dall’impianto di essiccazione”. A dirlo è l’Arpam, l’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente nelle Marche, incaricata dal Tar abruzzese di verificare il lavoro dei funzionari pubblici di Provincia di Chieti e Regione Abruzzo nell’iter autorizzatorio dei sansifici Vecere di Treglio (Chieti).
Duro il commento di Nuovo Senso Civico: “Quello che è accaduto a Treglio è gravissimo – dice il presidente Alessandro Lanci – basta con prassi per le quali chi decide si trincera dietro una scrivania facendo carta straccia di diritti fondamentali come quello alla salute”.
COMUNICATO STAMPA
Abbiamo assistito a conferenze dei servizi nelle quali ci risultava difficile distinguere la parte privata dalle autorità pubbliche.
Rarissimamente abbiamo trovato nei funzionari la considerazione attenta dell’interesse collettivo e del bene comune.
Spesso i rappresentati delle imprese si mostravano persino più prudenti.
Abbiamo sempre sostenuto che nel difendere acriticamente gli interessi privati i dirigenti avrebbero finito per danneggiare le stesse aziende. Questo è puntualmente avvenuto.
All’imprenditore Vecere, che oggi chiede a noi 7 milioni di euro dovremmo dire : chi è causa del suo male pianga se stesso.
Atti alla mano non sono stati i cittadini, NSC a danneggiare Vecere ma chi lo ha autorizzato a lavorare fuori dalle leggi.
Così, gli ultimi accadimenti non possono che confermare.
Arriva infatti e deflagra come un ordigno potente la Relazione di Verificazione del Responsabile ARPAM ( ARTA delle Marche) sulla vicenda Sansifici Vecere. Una Relazione redatta a seguito dell’Ordinanza del TAR Pescara anche su richiesta dell’Avv. Lidia Flocco, legale dell’Associazione Nuovo Senso Civico al fine di verificare la successione degli atti di approvazione, la conformità alle norme e la natura stessa delle emissioni del sansificio Vecere di Treglio.
Chiamato a svolgere il compito un soggetto terzo appunto l’Agenzia regionale per la protezione ambientale delle Marche (ARPAM) , e non l’ARTA Abruzzo che il TAR non ha potuto considerare al di sopra delle parti.
Il passaggio è importante. Si tratta come noto di una vicenda che ha visto il sequestro degli impianti nel 2015 e la condanna per reati ambientali della proprietà. Con sentenza il Tribunale di Lanciano ha infatti accertato l’ampio superamento dei limiti di emissioni in atmosfera.
Ebbene, la Relazione ha stigmatizzato senza alcun dubbio non solo l’assoluta carenza istruttoria ma la non conformità, alle norme, del provvedimento di approvazione.
Sotto la lente d’ingrandimento è stata posta la prima autorizzazione, quella risalente al 2011.
Nella Relazione si legge :”non risulta esse stata affronta la valutazione delle emissioni provenienti da altre fonti e la valutazione dello stato di qualità dell’aria nella zona interessata”. Si consideri che la ASL 01 Lanciano-Vasto-Chieti aveva inviato alla provincia di Chieti, competente, un parere ” condizionato ad una preliminare valutazione dello stato di qualità dell’aria esistente nella zona interessata”.
Con un semplice rinvio al Piano della Qualità, invece, l’autorizzazione veniva rilasciata.
Tradotto: la ASL chiedeva una verifica e la Provincia disattendeva tale richiesta provvedendo ad autorizzare ugualmente l’impianto. Si comprende quindi l’enormità dell’atto.
Questo è quanto viene rilevato dall’ARPAM su incarico del TAR e non da NSC.
La circostanza è grave non soltanto perché non è stata valutata la possibilità di quel contesto ambientale di sopportare il carico inquinante ma soprattutto perchè l’Ente di tutela della salute pubblica, ovvero la ASL è rimasto completamente inascoltato. In quale modo sia stata garantita dai funzionari della Provincia la tutela della salute pubblica?
Un domanda che a questo punto non può dirsi retorica.
Scrive infatti l’ARPAM ” l’autorizzazione CH2011/41 è da ritenersi non conforme alla disciplina tecnico/amministrativa, in relazione al tipo di impianti ed emissioni “.
In particolare la relazione precisa che “i valori limite e prescrizioni alle emissioni dello stabilimento” sono stati adottati senza una valutazione delle “emissioni provenienti da altre fonti e dello stato della qualità dell’aria” e “individuando non correttamente le fasi o la provenienza dei processi”.
L’ARPAM giunge così a dire che non sono stati stabiliti ” correttamente i valori limite da prescrivere alle emissioni prodotte dall’impianto termico alimentato a biomassa e dall’impianto di essiccazione”.
Ci rendiamo conto?
Tolti i tecnicismi l’autorizzazione dunque non era conforme alla disciplina ambientale.
Pertanto il funzionamento dell’impianto non rispettava le disposizioni legislative in materia .
Non solo. Quel che la Relazione verifica è anche una certa “ostinazione”.
Nel 2015 la Provincia di Chieti ha infatti provveduto all’aggiornamento dell’autorizzazione della Sansifici Vecere srl approvando anche una modifica al quadro delle emissioni.
Su questo provvedimento la Relazione Arpam verifica che :” la valutazione degli atti procedimetali ha evidenziato però l’insufficienza istruttoria che ha prodotto l’atto CH/2011/41, del quale ne risente necessariamente l’atto di aggiornamento”.
Ossia la non conformità della prima autorizzazione alle norme e le carenze istruttorie travolgono anche il provvedimento di aggiornamento.
Sulla compatibilità delle emissioni con i limiti previsti dalla normativa vigente l’ARPAM pone una pietra miliare sulla vicenda e scrive : l’atto dirigenziale del settore 7 della provincia di Chieti (…) di aggiornamento dell’autorizzazione CH/2011/41, ” aggiorna” il quadro riassuntivo delle prescrizioni alle emissioni, senza correggere gli errati presupposti”.
Quindi il fatto è semplicemente uno.
La comunità frentana ha di fatto convissuto con un impianto autorizzato a funzionare fuori dalle norme e dai parametri di legge sin dal 2011.
Quel che scrive l’ARPAM al TAR di Pescara è chiaro.
Come questo sia potuto accadere appare ora incredibile ed imbarazzante.
Da sempre chiediamo che i funzionari svolgano i propri compiti nel rispetto degli interessi pubblici.
Che le leggi vengano applicate.
La vicenda dimostra che questa è la strada da percorrere. Che saremo più ostinati.
Non tralasceremo nulla.
Quel che è emerso conferma a pieno la giustezza del nostro impegno. E come non domandarsi quanti siano gli abruzzesi condannati a vivere vicino ad impianti autorizzati fuori norma?
A questo punto ci chiediamo se non sia il caso di riconsiderare tutte le autorizzazioni rilasciate negli ultimi anni in Abruzzo visto il modus operandi scorretto adottato.
Anche se oggi il sansificio è inattivo i guai, purtroppo, restano.
Chi ripagherà i cittadini di quella ingiusta “convivenza”?
Quante volte le loro voci sono rimaste inascoltate? Quante volte lo saranno ancora?
Quante volte una intera comunità, che costringeva persino i propri bambini a vivere al chiuso nella speranza di assicurare loro un minimo di protezione da quei fumi, si è sentita sola?
Quante volte il Sindaco Massimiliano Berghella ha battuto i pugni i nelle Conferenze di Servizio davanti a coloro che avrebbero dovuto solo applicare la legge ?
Siamo stati accusati di esagerare eppure chiedevamo solo il rispetto della norme.
Oggi ci domandiamo quali fossero le norme e quali i codici applicati.
Quello che è accaduto a Treglio è gravissimo. Perché produce conseguenze. Lascia segni non sulle carte ma sulle vite delle persone, delle famiglie. Basta con queste “prassi” per le quali chi decide si trincera dietro una scrivania facendo carta straccia di diritti fondamentali come quello alla salute. La gente non lo consentirà più.
Sta imparando a chiedere nelle sedi opportune non solo il rispetto dei diritti fondamentali ma anche il ristoro per i danni subiti . Smetterà di pensare di essere debole e rivendicherà le proprie ragioni. Rivendicherà il rispetto della legge. Certo. E plaudirà a quanti nella P.A. tutelino gli interessi collettivi. E per una volta ci sia consentito dire che non vediamo tutto nero. Cogliamo alcuni segnali importanti in alcuni settori. Riconosciamo il valore del lavoro svolto in questi ultimi mesi dal Direttore ARTA Abruzzo arch. Francesco Chiavaroli. C’è ancora molto da fare ma crediamo che si possa guardare con fiducia al futuro e per una volta possiamo dire che la deflagrazione non fa paura a noi: si spaventino loro; si spaventino della forza delle nostra civiltà.
I gravi rilievi mossi dall’Arpam all’operato dei funzionari coinvolti saranno ovviamente oggetto di valutazione da parte dei legali dell’associazione al fine di attivare le azioni giudiziarie più opportune alla tutela degli interessi della comunità anche sul piano civile.