Omicidio al pub di Montesilvano, forse un diverbio prima del delitto con la doppietta da caccia. “L’assassino ha agito a sangue freddo, con estrema calma”. È la testimonianza del proprietario del risto-pub di Via Verrotti, a Montesilvano, in cui alle 3 della notte è stato ucciso il 21enne Antonio Bevilacqua, rom residente in città. A freddare il giovane, che era nel locale da un’ora circa per salutare degli amici, è stato un uomo con il volto travisato da un passamontagna. Ha usato una doppietta, un fucile da caccia, secondo il medico Giuseppe Sciarra che ha eseguito l’autopsia nell’ospedale di Chieti. Un colpo solo e Bevilacqua è caduto a terra. Poi l’uomo si è dato alla fuga a piedi, com’era venuto.
Sull’episodio criminoso indagano i carabinieri della Compagnia di Montesilvano e del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Pescara, impegnati per ricostruire l’accaduto. Dagli accertamenti degli inquirenti, che stanno prendendo visione delle immagini dal sistema di video-sorveglianza, è emerso che si tratterebbe di un fatto estemporaneo: non ci sarebbe alcun tipo di premeditazione o organizzazione del delitto.

Gli investigatori lavorano su più ipotesi, ma sembra escluso che il movente sia legato alla gestione di attività illecite o a conflitti tra bande rivali. Una delle ipotesi principali è proprio quella secondo cui l’omicida, dopo un diverbio sarebbe uscito dal locale, avrebbe preso passamontagna e fucile per poi rientrare e fare fuoco. Al momento dell’omicidio, secondo gli accertamenti dei Carabinieri, nel pub c’erano una decina di persone. I militari dell’Arma hanno ascoltato numerosi testimoni. Il comandante provinciale di Pescara, Marco Riscaldati.
“Stavo spillando la birra, quando ho sentito un botto. Ho alzato la testa, Antonio era caduto a terra e mi sono trovato davanti una persona con un fucile. Mi sono subito abbassato. L’assassino ha agito a sangue freddo, con estrema calma”. È la testimonianza del proprietario del risto-pub di Montesilvano in cui nella notte è stato ucciso il 21enne Antonio Bevilacqua, residente in città. “In quel momento Antonio, che era qui da solo, stava parlando con me, vicino al bancone. È stato tutto rapidissimo – aggiunge – subito dopo il killer è andato via con la stessa calma. Conoscevo Antonio, era un ragazzo di 20 anni, un bravo ragazzo. Non veniva qui spesso”.