Dopo 75 anni

“I recenti lavori di sistemazione dei guard rail, lungo il tracciato della S.S. 16 tra S. Vito Chietino e Ortona (Chieti), effettuati da una ditta specializzata per conto dell’ente proprietario della strada, hanno provocato un grave scempio con la rimozione del parapetto in mattoni lato mare, che resistevano dall’aprile 1944, anno della costruzione da parte della compagnia C del Madras Engineers della 4ª Divisione Indiana (più precisamente del 12° Field Company Queen Victoria’s Own Madras Sappers and MIners), che sovrastava il ponte sul fiume Saraceni, in corrispondenza dell’omonima località in Ortona”. E’ questa la denuncia dell’associazione History Hunters, di Ortona, che annovera tra gli iscritti numerosi e sinceri appassionati delle vicende storiche del secondo conflitto mondiale.
“L’opera di demolizione, con la eliminazione del parapetto in mattoni che resisteva da oltre settantacinque anni – specificano gli History Hunters – con la sostituzione di un anonimo guard rail” ha scatenato la reazione stizzita degli strenui difensori di queste realtà costruttive dell’epoca, che sui social network si sono fatti carico di denunciare e inserire le foto che evidenziavano gli interventi eseguiti.

L’associazione History Hunters, tramite il presidente Lamberto Mascitti, ha richiesto un incontro al sindaco di Ortona e si è attivata, tramite le competenti autorità, “perché l’intervento venisse bloccato al fine di salvaguardare la vestigia legata al secondo conflitto mondiale”.
Fino a qualche decennio fa, ai quattro angoli dei parapetti in mattone del ponte facevano bella mostra di sé quattro elefantini in pietra, oggi conservati all’interno del MU.BA. di Ortona, recuperati dalla sensibilità di un cittadino ortonese che li aveva visti abbandonati nell’avallamento sotto l’infrastruttura, coperti dai rovi e dalla vegetazione spontanea.
“La presenza di uno stemma che individua il reparto che si era fatto carico della ricostruzione del ponte era per molti appassionati – dicono dall’associazione – occasione di visita e di una fugace cattura di immagini”.

Il ponte in pietra, ricostruito nell’aprile 1944, sostituì il provvisorio ponte Bailey che collegava il tracciato della Strada Statale da Ortona verso S. Vito in direzione di contrada S. Donato, “proprio sul medesimo punto in cui i tedeschi, nel dicembre 1943, avevano fatto saltare in aria il ponte sul rigagnolo denominato Saraceni che – riferiscono dalla History Hunters – lungo la valle con l’omonima denominazione, nota anche come Gully nella memorialistica dei soldati canadesi, che vi avevano combattuto, si riversa, ancora oggi, nel mare tagliando la spiaggia. Nell’approntare la linea di difesa con lo sbarramento delle mine e con la demolizione dei tratti di strada lungo il tracciato della S.S. 16, i tedeschi, per impedire l’utilizzo di questo tratto costiero di strada, decisero di minare i punti in cui era ipotizzabile un attraversamento, con mezzi e uomini delle truppe canadesi; queste unità, a seguito dei combattimenti dal 6 al 9 dicembre 1943, avevano conquistato l’intera zona di San Donato, per cui i genieri tedeschi avevano preparato, già in anticipo, l’intera zona che dall’attuale bivio della SS. 16 verso la contrada di San Leonardo consentiva di arrivare alla strada costiera che portava al centro abitato di Ortona, con campi minati e con la demolizione dei ponti stradali e ferroviari, così come è possibile verificare attraverso la documentazione del fondo Bonifica dei campi di battaglia, recuperata dal ricercatore ortonese Andrea Di Marco all’Archivio Centrale dello Stato“.
Nel momento in cui la collettività ortonese, per tramite dei propri amministratori, si è fatta carico di tutelare il patrimonio storico culturale legato alla storia della Battaglia di Ortona, attraverso iniziative di riqualificazione di zone legate agli eventi bellici, anche con intitolazione di una piazza agli “Eroi Canadesi”, è prioritario ed indifferibile, secondo gli History Hunters, un intervento “affinché non si completi il processo di smantellamento delle testimonianze storiche” legate a quei momenti, facendo in modo che “anche nel futuro qualsiasi intervento, anche per migliorare la sicurezza degli utenti della strada, non pregiudichi la necessità di lasciare intatte le vestigia di un tempo relativamente vicino, ma carico di significati e di motivazioni per una città che vuole salvaguardare la propria memoria storica“.
La Statale 16 è costellata di ponti realizzati dagli Alleati nell’aprile del 1944: strutture ormai quasi invisibili e sepolte dall’incuria delle amministrazioni pubbliche, minacciate dal degrado e da interventi irrispettosi del recente passato, quando invece dovrebbero essere riscoperte e valorizzate come segni della storia a imperitura memoria. Qui il ponte realizzato dagli Inglesi a Rocca San Giovanni raccontato dal Tgmax ad agosto scorso, con la testimonianza dell’architetto Umberto Nasuti.