In casa e in auto

Il ragazzo è stato sentito dalla polizia giudiziaria di Chieti ad agosto, per fatti che sarebbero accaduti tra febbraio e marzo scorsi: atti sessuali su 16enne, scatta un nuovo arresto ai domiciliari per il dirigente scolastico Marcello Rosato, 48 anni, di Lanciano (Chieti).
Il preside e il 16enne si erano conosciuti attraverso un sito di incontri per omosessuali.
Rosato, attualmente sospeso, è stato arrestato con l’accusa di prostituzione minorile dagli uomini della seconda Sezione della Squadra Mobile della Questura di Chieti. Il provvedimento è del gip del Tribunale dell’Aquila Baldovino de Sensi, su richiesta del pm Guido Cocco che ha coordinato l’inchiesta.
Il dirigente scolastico, che è stato posto di nuovo ai domiciliari, secondo l’accusa ha più volte commesso atti sessuali su un ragazzo all’epoca dei fatti 16enne, oggi 17enne, in cambio di denaro, somme che venivano corrisposte o in contante o attraverso le ricariche di una postepay nella disponibilità del minore, somme che oscillavano fra 30 e 50 euro. “L’utenza è intestata alla madre del ragazzo”, specifica il difensore Alessandro Troilo. “I cinque o sei episodi sarebbero accaduti a Palmoli, in auto, e a San Vito Chietino, nella casa del preside”.
“Questo ragazzo è stato sentito ad agosto scorso dalla polizia giudiziaria di Chieti – riferisce l’avvocato Troilo -. Credo ancora nell’innocenza del mio assistito. Attendiamo che venga fissato l’interrogatorio di garanzia a L’Aquila”.
A giugno scorso il 48enne era finito ai domiciliari, ai quali si trova tuttora, nell’ambito di un’inchiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Chieti Marika Ponziani, perché accusato di aver compiuto ripetutamente atti sessuali su un alunno, minore dei 18 anni, che frequentava la scuola all’epoca da lui diretta. I fatti si sarebbero verificati sia all’interno della scuola che nell’abitazione del docente, sempre in orario scolastico.
Alla prostituzione minorile la polizia giudiziaria è giunta attraverso l’analisi del materiale informatico, fra cui computer e smartphone, sequestrati durante la perquisizione domiciliare eseguita nella prima inchiesta.
Alla prima udienza del processo, a Chieti, l’avvocato Troilo aveva chiesto la revoca della misura cautelare per il suo assistito, ristretto ai domiciliari dal 19 giugno scorso.