
Riina libero? Anche dall’Abruzzo arriva un No deciso, a dirlo è la Uil PA Polizia Penitenziaria attraverso una nota del segretario generale territoriale, Mauro Nardella.
“Non vorremmo mai vestire i panni in questo momento di chi come il magistrato di sorveglianza di Bologna dovrà decidere sulle sorti del pluriergastolano Salvatore Riina”, scrive Nardella nel comunicato stampa.
“La notizia del suo possibile ritorno in libertà e che tanto clamore sta suscitando – prosegue Nardella – si aggiunge a quella denunciata dall’Associazione di Volontariato Vittime del dovere Onlus della possibilità di concessione di mezzi di telecomunicazione tecnologicamente avanzati quali ad esempio Skype ai suoi ‘pari grado’ sottoposti al 41 bis. Non saremo certo noi – afferma Nardella – ad eccepire sentenze della Consulta ma dare voce all’opinione pubblica per capire l’orientamento in tal senso ci sembra giusto e quanto mai opportuno”.

“Per questo e per tanti altri motivi – continua il sindacalista – stiamo lavorando, per far sì che questo avvenga, ad un progetto che culminerà a Novembre con la realizzazione di un seminario che la Uil PA Polizia penitenziaria L’Aquila, in collaborazione con l’International Police Association e l’Associazione di Volontariato Vittime del Dovere Onlus, terra’ a Sulmona”. Il titolo dell’iniziativa è “Carcere duro?! Il 41 bis e le sue vittime”.
“Raccoglieremo – spiega Nardella – in appoggio all’Associazione Nazionale Vittime del Dovere che sta già attivandosi per una richiesta ai media di una petizione in merito, pareri nelle piazze abruzzesi e li riuniremo in un dossier che sarà reso noto proprio nel giorno del seminario. Ci sembra questo un modo democratico – chiude il segretario Uil Pa polizia penitenziaria Abruzzo – per meglio capire qual è la posizione della gente in ordine alla questione del 41 bis (alias carcere duro) e quale, di conseguenza, l’orientamento che i nostri governanti dovrebbero dare alla materia”.
La polemica coinvolge l’intera nazione. “Totò Riina deve continuare a stare in carcere e soprattutto rimanere in regime di 41 bis”. A dirlo è il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, che in un’intervista al Corriere della Sera spiega che ci sono le prove per dire che il vecchio boss sia ancora il capo di Cosa Nostra. Roberti è sicuro che il tribunale di sorveglianza di Bologna, in sede di rinvio da parte della Cassazione, gli darà ragione, nuovamente: “Si tratta – osserva – di un annullamento con rinvio, il Tribunale dovrà integrare la motivazione sui punti indicati dalla Cassazione e sono certo che a quel punto reggerà l’intero impianto. Questa decisione non mi preoccupa”.
La Cassazione dice che non è motivata a sufficienza l’attualità del pericolo, ma “siamo perfettamente in grado di dimostrare il contrario – afferma Roberti -. Abbiamo elementi per smentire questa tesi. E per ribadire che Totò Riina è il capo di Cosa nostra”, “le indagini sono in corso e non ho nulla da dire, né potrei farlo. Ma vorrei ricordare che il pubblico ministero Nino Di Matteo vive blindato proprio a causa delle minacce che Totò Riina ha lanciato dal carcere. Se non è un pericolo attuale questo, mi chiedo che altro dovrebbe esserci”. Secondo Roberti, le condizioni di salute di Riina non sono incompatibili con il regime carcerario del 41 bis: se davvero il carcere di Parma non fosse attrezzato a sufficienza, “nulla impedirebbe il trasferimento in un’altra struttura di massima sicurezza. Ma dico per Riina quello che avevamo già sostenuto nel caso di Bernardo Provenzano, che era in condizioni addirittura più gravi: deve rimanere in carcere al 41 bis”.