“Senza giornalismo la democrazia muore nel buio”, dice il premio Pulitzer per l’inchiesta sullo scandalo Watergate (1973) Bob Woodward, realizzata insieme a Carl Bernstein e pubblicata sulle pagine del Washington Post.
Da tempo il sistema dell’Informazione sta vivendo una situazione di forte crisi, che rischia di minare il diritto-dovere dei cittadini ad essere informati e, dunque, la tenuta democratica del Paese.
Questo è ancor più vero in Abruzzo, dove negli ultimi anni abbiamo assistito a un grave depauperamento del sistema informativo, con la chiusura di redazioni e giornali, a cui si è accompagnato e si accompagna un precariato sempre più dilagante.
Lo hanno detto all’ex Aurum l’Anci, l’Ordine e il sindacato dei giornalisti d’Abruzzo, che hanno convocato gli Stati generali dell’informazione.
A rischio ci sono posti di lavoro, dalla carta stampata alle TV locali.
Gli interventi
“La crisi dell’editoria in Abruzzo è acuita dall’assenza di una Legge Regionale, propongo la Costituzione in Regione di un tavolo per la scrittura di questa legge, aperto a tutte le componenti”.
Lo ha detto, nel corso degli Stati Generali dell’informazione a Pescara, Gianguido D’Alberto, presidente Anci Abruzzo.
“Al primo punto tutela dell’occupazione e libertà d’informazione: per uscire dallo stato di precarietà serve una legge strutturale e non fondi a pioggia, che tenga conto della trasformazione anche digitale, servono investimenti congrui alle esigenze. Investimenti anche per tamponare l’emorragia dei presidi che si vanno perdendo, non solo le testate giornalistiche, ma penso anche alle edicole, bisogna investire sulla cultura dell’informazione, coinvolgere le scuole. Insomma, non una legge manifesto, ma una normativa seria e strutturale”.
“Grave l’assenza, questa mattina, di interlocutori dell’esecutivo regionale. Capisco che il presidente preferisca dedicare il sabato a impegni familiari, ma avrebbe potuto delegare qualsiasi suo assessore”.
Sono le parole pronunciate da Stefano Pallotta, presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, in apertura di lavori degli Stati Generali dell’Informazione, oggi all’Aurum di Pescara.
“Invece stamani, qui all’Aurum, vedo solo, e lo ringrazio, il leader dell’opposizione, Luciano D’Amico. Questo la dice lunga su come questa Regione voglia affrontare il tema delicato di un’assenza totale di una legge sull’editoria”.
“Vista l’assenza oggi di un’interlocuzione regionale cogliamo l’occasione di avviare una mobilitazione generale per giungere, dopo tanti, troppi anni, a una legge editoriale in Abruzzo”.
Lo ha detto nel suo intervento agli Stati Generali dell’Informazione a Pescara Ezio Cerasi, segretario del Sindacato dei giornalisti d’Abruzzo (Sga).
“Una legge ha proseguito – che non si limiti a concedere mance o fondi a pioggia, ma che sia una legge strutturale che coinvolga a 360 gradi tutte le problematiche dell’informazione in questa regione, anche riguardo, ad esempio, alla perdita delle edicole nelle aree interne, perché i distributori non riescono a sostenere le spese di trasporto dei giornali in quei luoghi”.
Serve una legge sull’editoria, secondo Cerasi, “che sostenga chi applica le regole e non i moltiplicatori di precariato. Vanno difesi tutti i presidi, a partire da Il Centro, per difendere tutto il Sistema”.
“Stiamo vivendo a livello nazionale un momento critico, occorre una strategia coordinata e partecipata da tutte le componenti, quelle istituzionali, ma anche da tutti i portatori d’interesse per uscire da questa fase in cui l’Italia è fanalino di coda in Europa per quel che riguarda il sostegno all’editoria”.
Lo ha detto il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, intervenendo agli Stati Generali dell’Informazione in corso a Pescara.
“Servono risorse per dar vita a politiche virtuose, non è possibile che il 70% di queste vengano utilizzate per finanziare i prepensionamenti. Bisogna sostenere chi assume e chi applica contratti regolari rispetto a scenari che cambiano in modo repentino”.
“C’è anche un problema legato alla libertà d’informazione. Tutte le ricerche internazionali dimostrano che c’è un problema europeo e anche italiano. Ci sono leggi, che sono state approvate, totalmente sbagliate, vedi quella sulla presunzione d’innocenza, e leggi che potrebbero essere approvate e che vanno assolutamente contrastate, come quella sulla diffamazione. Occorre una svolta dal punto di vista normativo e soggettivo. L’Italia – ha aggiunto Bartoli – è un Paese che fa eccezione per quel che riguarda le querele fatte da esponenti del Governo e del Parlamento nei confronti della stampa”.
L’inchiesta di Fanpage
“Non capisco tutte queste critiche sull’inchiesta di Fanpage. Il giornalismo sotto copertura è uno dei fondamenti della nostra professione, ha sì delle regole, ma soprattutto a tutela dell’incolumità dei giornalisti”.
Bartoli è intervenuto così al termine dell’incontro a Pescara.
“Vorrei ricordare – ha concluso – che se non esistesse il giornalismo sotto copertura non ci sarebbe mai stato lo scandalo Watergate. A noi interessa solo ed esclusivamente rappresentare la realtà”.